I trend di storage del 2021, tra smart working, IoT e Industria 4.0

A metà di questo 2021, possiamo certamente cominciare a delineare quali sono i trend, dal punto di vista dello storage, che l’hanno caratterizzato. In un documento pubblicato da Toshiba, Rainer W. Kaese, Senior Manager della divisione HDD Business Development, ci aiuta a definire lo status quo e a dare uno sguardo approfondito.

La premessa è che lo storage dei dati è un argomento sempre più di dominio pubblico, ovvero interessa una audience sempre più ampia e non più legata soltanto ai tecnici del settore informatico. Questo fenomeno è dato naturalmente dal fatto che il cloud è diventato uno strumento di “uso comune” e diffuso in qualsiasi fascia d’utenza, anche dove non lo era alcuni anni fa.

Uno studio prodotto da IDC ci suggerisce che, dal 2025, verranno creati più di 175 Zettabyte di dati ogni anno e che il trend resta assolutamente in salita, dato il sempre crescente numero di App che utilizzano soluzioni basate sullo storage.

Il 2021 ha visto poi un incremento degli accessi sia dal lato edge (quindi per gli utenti finali), sia dal lato Core delle infrastrutture: grazie alla produzione di drive (che resta positiva) e alla costante discesa dei prezzi, gli hard disk continueranno a giocare un ruolo fondamentale.

Anche se gli SSD sembrano godere certamente della maggiore attenzione da parte dei media, la validità strategica degli HD meccanici non deve mai essere sottovalutata, proprio perché la richiesta di storage è sempre in salita, come detto in precedenza.

È importante enfatizzare che anche se seguissimo le stime più ottimistiche rispetto alla produzione di SSD, essi giocheranno sempre un ruolo minore rispetto alla capacità del cloud richiesta.

Cambiano gli scenari

I cambiamenti che abbiamo subito durante gli ultimi mesi, dovuti all’emergenza Covid-19, hanno rivoluzionato il mondo del lavoro, e l’incremento dello smart working ha accelerato la migrazione verso sistemi basati sul cloud. Questa improvvisa digitalizzazione sta sicuramente mettendo sotto stress gli attuali datacenter ma sta anche cambiando il numero e la diversità dei sistemi che li utilizzano.

I sistemi cloud-based, infatti, stanno sfruttando maggiormente la colocation (colo), per riuscire a stare dietro alla richiesta da parte degli utenti (e lavoratori) di risorse condivise e connesse. Un numero maggiore quindi di risorse connesse ad un numero maggiore di utenti, ma con una performance ed un’affidabilità costanti.

In aggiunta a questo, l’Internet of Things (IoT) ha visto un deciso incremento della sua diffusione su larga scala. Secondo la Juniper Research, il numero dei dispositivi IoT connessi ed attivi sfiorerà gli 83 miliardi per il 2025. “Quello che è certo, è che per favorire la diffusione sempre maggiore di dispositivi intelligenti connessi, i costi dovranno essere minori possibili – specialmente dal punto di vista dello storage“.

Strettamente connesso alla diffusione dei dispositivi IoT, anche l’interesse sempre maggiore verso l’Industria 4.0 sarà di stimolo per lo sviluppo di sistemi di storage sempre più grandi. “Questo perché naturalmente verrà generata una quantità di dati davvero enorme, e le risorse di storage e computazionali locali (cioè in azienda) non reggeranno il passo, con la conseguenza che verranno affidate al cloud sia per archiviazione che per il data analysis, come già succede per i Big Data. Anche in questo scenario il cloud dovrà essere più economico possibile.

Servono nuove politiche di costo

Per tutti i casi che abbiamo citato, è necessario quindi un incremento su scala globale della capacità di archiviazione correlato ad un sempre decrescente costo di infrastruttura. In questo scenario, un disco allo stato solido SSD sicuramente avrà performance superiori in termini di velocità rispetto ad un HD meccanico, ma su soluzioni in larga scala (che impegnano, cioè, milioni di unità), è possibile comunque raggiungere picchi molto alti di velocità in termini di operazioni (IOPS), con dei costi assolutamente bassi.

Naturalmente, il costo-per-gigabyte degli HD meccanici rimarrà per i prossimi anni sempre molto minore rispetto agli SSD, e i trend di produzione prevedono che questo costo sia destinato ancora a scendere. Una piccola curiosità: il nastro resta ancora il media più economico dal punto di vista del costo-per-giga, ma non compete direttamente con gli hard disk.

Da un punto di vista ingegneristico, nei prossimi anni ci aspettiamo dei progressi rispetto alla produzione degli hard disk, grazie a nuove tecnologie come la HAMR (heat-assisted-magnetic-recording), la MAMR (microwave-assisted-magnetic-recording), o le unità riempite con gas elio, la densità e l’affidabilità delle unità salirà fino a diventare lo standard.

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